DIRITTO DI SATIRA NON DI DIFFAMAZIONE
La nostra vilipesa carta costituzionale, nel più ampio contesto del riconosciuto diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero a ciascun cittadino, all'art. 21 garantisce implicitamente anche il diritto di satira e di cronaca. Tali sono i necessari corollari del più ampio diritto di libertà.Già la Libertà... Nel contesto sociale e culturale che ogni giorno si offre ai nostri occhi, sembra quasi che non vi sia valore più importante, fondante e indiscutibile della libertà, che si traduce troppo spesso in un diritto di fare e dire ciò che più ci aggrada. Evidentemente non è e non può essere così.
La libertà, come ogni altro diritto riconosciuto dall'ordinamento, necessariamente, deve incontrare un limite. Questo limite, quanto almeno al diritto di satira è tracciato dalla continenza e dalla funzionalità delle espressioni o delle immagini rispetto allo scopo di denuncia sociale o politica perseguito.

Pertanto laddove l'autore del pezzo satirico si spingesse oltre la continenza e la funzionalità delle espressioni usate rispetto allo scopo, finirebbe inesorabilmente nell'offendere la dignità ed il decoro altrui. Non v'è bisogno, allora, di scomodare Kant e i suo dettati morali per cogliere le implicazioni ed i risvolti critici che trovano necessariamente origine dal bilanciamento etico/morale per l'appunto, prima ancora che giuridico, tra due diritti fondamentali, quali il diritto di manifestare il proprio pensiero (e quindi fare della satira) e il rispetto della dignità e il decoro altrui.

Detto in altre parole, la satira costituisce una modalità corrosiva e spesso impietosa del diritto di critica e può realizzarsi anche mediante l'immagine artistica come accade per la vignetta o per la caricatura, consistenti nella consapevole ed accentuata alterazione dei tratti somatici, morali e comportamentali delle persone ritratte.

Diversamente dalla cronaca, la satira è sottratta al parametro della verità in quanto esprime mediante il paradosso e la metafora surreale un giudizio ironico su un fatto ma rimane assoggettata al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni o delle immagini rispetto allo scopo di denuncia sociale o politica perseguito.

Conseguentemente, nella formulazione del giudizio critico, possono essere utilizzate espressioni di qualsiasi tipo, anche lesive della reputazione altrui, purché siano strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dall'opinione o comportamento preso di mira e non si risolvano in un'aggressione gratuita e distruttiva dell'onore e della reputazione del soggetto interessato.

Non può, invece, essere riconosciuta il diritto dell'esercizio di satira nei casi di attribuzione di condotte illecite o moralmente disonorevoli, di accostamenti volgari o ripugnanti, di deformazione dell'immagine in modo da suscitare disprezzo della persona e ludibrio della sua immagine pubblica. Così la suprema corte di legittimità con sentenza n. 28411/08 nel solco di giurisprudenza costante.

In questo contesto si inserisce il libro a fumetti "La ministronza" del vignettista Alessio Spataro” che raccoglie una lunga serie di strisce contro il ministro Giorgia Meloni. Questa viene rappresentata come donna sporca che passa tutto il tempo parlando con topi, facendo sesso con suoi ammiratori dediti a perversioni dannunziane. In ogni storia ci sono peti, escrementi, water e mosche.

Viene da chiedersi se questo atteggiamento sia da ricondurre alla classe politica del governo attuale, a tutte le donne in genere, o solo alla persona del Ministro Meloni preconfigurando quindi un attacco su base personale che nulla a che vedere con il diritto di satira, di cronaca e di espressione artistica.

Silvio Albanese Ufficio Legale Socialnews
tratto da: http://www.socialnews.it/notizieflash/NOTIZIE%20FLA
SH/diritto%20di%20satira_albanese.html


 
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